Più che una panoramica sul “mondo “ del calcio,
voglio porre alcune considerazioni che possano tornare utili ad ottimizzare gli
allenamenti, invece di dissolverli in sterili esercitazioni che non hanno
relazioni con la complessità del gioco, della partita.
E’ fondamentale, già dai pulcini, porre le condizioni per moltiplicare le letture di
percezioni geometriche degli spazi che
si condividono per giocare. Ovviamente bisogna avere la sensibilità,
come istruttori e/o allenatori, di aspettare che i bambini acquisiscano
informazioni dall’ambiente e rispettare i tempi affinché le loro percezioni
dello spazio si trasformino in immagini geometriche semplici, euclidee.
Configurare un itinerario logico, per lo sviluppo
delle capacità di un calciatore, tenendo in conto le proprietà della geometria,
ci pone in un ordine di riflessioni radicalmente diverso dagli orientamenti
formativi ed educativi che si seguono tuttora. Per avere un approccio
metodologico corretto dobbiamo partire da un modello del terreno di gioco
strutturato in spazi triangolari e spazi rettangolari. Spazi che devono essere
simmetrici tra loro ed avere la giusta proporzione con il rettangolo grande del
terreno di gioco (FIGURA 1).
E’ utile ed opportuno sviluppare spesso le
esercitazioni negli spazi sopradetti perché attraverso il gioco il calciatore,
dal bambino all’adulto, esercita processi conoscitivi di formazione calcistica
attraverso l’esperienza concreta, pratica e mentale e la continua evoluzione
della propria coscienza che fa da filtro alla realtà.
Le affermazioni di Fabrizio Li Vigni nella “Breve
introduzione al metodo di Edgar Morin” ci illuminano in questo senso:”
L’organizzazione è quel concetto cardine che unisce la totalità del sistema
alle interrelazioni tra i suoi elementi. Il sistema è un’unitas-multiplex [……] che indica
l’imperativo di non dissolvere il molteplice nell’uno, né l’uno nel molteplice.
Come il tutto non è riducibile alle sue parti allo stesso modo non si possono
cancellare le parti in favore del tutto. Rispetto alle parti prese
singolarmente, il sistema possiede l’organizzazione, l’unità e le nuove
proprietà che emergono dalle interrelazioni del livello microscopico: la
liquidità, l’omeostasi, la coscienza”.
Già il Gesuita Pierre Teilhard deChardin
sosteneva:” La relazione strutturale [……] fra complessità e coscienza è
sperimentalmente incontestabile e nota da sempre”.
Il medico e neurofisiologo Marcello Massimini e lo psichiatra Giulio Tononi, nel libro “Nulla
di più grande”, pubblicato nel 2013, a pag. 91 asseriscono un enunciato cardine
della teoria sullo “straordinario repertorio di interazioni causali che sono
disponibili al cervello intero, un tutt’uno inscindibile e integrato al tempo
stesso.”: “Il substrato della coscienza deve essere un’entità integrata capace
di differenziare tra un numero straordinariamente grande di stadi diversi.
Ossia, un sistema fisico è cosciente nella misura in cui è in grado di
integrare informazione.” In soldoni, l’informazione
integrata della complessità è maggiore della somma delle sue parti e essere
cosciente è una proprietà disposizionale di persone. (FIGURA 2)
Quindi, dissolvere gli allenamenti in sterili
esercitazioni ed in spazi scelti a caso e che non hanno relazioni con uno
spazio strutturato ed un’affinità con la complessità della partita serve a poco.
Considerando un campo strutturato ed il numero di calciatori ci si proietta,
per chi volesse approfondire, nella matematica discreta che ci illumina con la
sua teoria degli insiemi, la combinatoria, la teoria dei grafi e la teoria
degli algoritmi.
Lo studio del calcio si deve, prima o poi, avvalere,
per la sua evoluzione, di concetti nuovi, adeguati al calcio del futuro e sarà
sicuramente, per Voi giovani, un’affascinante avventura intellettuale.
Posta Fibreno, 03/02/2015 Angelomaria
Martini
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