martedì 24 novembre 2015

“LO SPAZIAMENTO APPRENDITIVO” di Angelomaria Martini

Il sapere (abilità e non solo) del calciatore passa attraverso la geometria.

Prendendo a prestito un’accezione searleana sulla rappresentazione se ne deduce che essa è un adattamento della mente al mondo e non viceversa. Nel calcio è basilare già da bambino, apprendendo per scoperte, concetti geometrici, ovviamente adatti all’età. 

Tutti gli allenatori, con passione, impegno ed intelligenza, con un duro lavoro di campo e di studio sul cartaceo e sulla rete, cercano risposte ad interrogativi di natura tecnica, tattica e atletica alle infinite situazioni che il gioco ci presenta, ma, spesso, le risoluzioni allenanti non risultano essere adeguate al problema. 

Nell’osservazione di una partita risultano chiare combinazioni di gioco di movimenti ripetitivi in cui si percepiscono forme geometriche ed in una squadra organizzata nelle catene di giocatori si nota una ricorrenza di concetti propri delle simmetrie, che si sviluppano nel campo di gioco e in spazi simmetrici. 

In un percorso formativo è non solo auspicabile, ma un dovere degli istruttori di scuola calcio, far praticare il calcio ad un bambino di 10-12 anni in modo spontaneo ed evitare di copiare gioco ed allenamenti con movimenti e gesti tecnici ripetitivi e codificati che addestrano, più che educare il ragazzo, ad uno sviluppo delle competenze calcistiche e non solo del saper fare  e, principalmente, Solo dalla categoria esordienti, sul piano psicomotorio, un giovane calciatore riesce ad avere padronanza della cooperazione tattica con i compagni ed, oltre ad i giochi collettivi spontanei, si possono associare esercizi di strutturazione nello spazio, i quali sono determinanti, sono la piattaforma della evoluzione tattica del calciatore futuro.

In quest’ottica, considerando l’insegnamento della geometria euclidea nella scuola di base, e l’abitudine dei ragazzi a rappresentare situazioni concrete in figure geometriche elementari (triangolo), ho pensato ai concetti della simmetria, ovviamente non considerando l’invarianza per isometria. Per proporre esercitazioni di strutturazione dello spazio e le conseguenti trasformazioni di figure nel piano (terreno di gioco),  non posso che ricorrere alle traslazioni, alle rotazioni, alle simmetrie centrali (non è possibile con il triangolo), alle simmetrie assiali e tutto ciò è formazione propedeutica al successivo discorso tattico più appropriato al calcio: la geometria frattale.

Se si partisse da esercitazioni a tre giocatori (triangolo), sarebbe fondamentale, nello sviluppo pratico dell’esercitazione, considerare che le trasformazioni nel piano avrebbero proprietà topologiche, il triangolo subirebbe una deformazione, ma avremmo comunque una figura topologicamente equivalente. Ciò avviene sia nelle esercitazioni analitiche, sia in quelle situazionali. In un 3/3, nelle due fasi, ci si muove e ci si rapporta comunque a triangolo. 

Perché la geometria? 

Perché in una squadra di calcio le esperienze variano da calciatore a calciatore, i quali però, per essere squadra, devono trovare un’intesa reciproca, bisogna unificare le esperienze in qualcosa che rappresenta l’intersoggettività. 

L’identità di squadra, come sistema di gioco, deve essere percepita da tutti in tutte le circostanze. Per dirla con Husserl, bisogna coniugare l’esperienza solipsistica con l’esperienza intersoggettiva e per compiere questa operazione “vuol dire praticare” la geometria. Dal libro “EMBODIED COGNITION” di Massimiliano Palmiero e Maria Cristina Borsellino, pag. 50: ”Nella vivida descrizione di ciò che è l’esperienza di un campo di gioco per un calciatore, ad esempio, Merleau Ponty evidenzia come lo spazio sia modulato non solo dalla posizione dei giocatori e dalle relative distanze, ma anche, se non soprattutto, dalle azioni potenzialmente offerte  dall’intera situazione. 

In un campo di gioco, così come durante una passeggiata in una strada affollata, è possibile distinguere una spazialità di posizione, definita dai rapporti di ogni parte con tutte le altre, e una spazialità di situazione, concernente la condizione del corpo di fronte allo svolgimento  dei compiti motori.

Lo spazio in cui si muove il giocatore, o l’ agente, non è assimilabile alla sommatoria delle costituenti, ma è un luogo in cui le parti assumono rilievo e significato in funzione delle azioni che il soggetto Le potenzialità di azione vincolate alla natura corporea dell’agente definiscono l’ambiente in cui il 
soggetto agisce. Muovendosi e spostandosi, l’agente non si limita a modificare la relazione tra sensazioni cinestesiche e percettive, ma opera una vera e propria trasformazione dell’ambiente percepito perché, agendo nella situazione, vi fa comparire nuovi aspetti, che dischiudono nuove 

Tanto più si propongono “spaziamenti apprenditivi” coerentemente geometrici, tanto più emerge la sintonizzazione senso-motoria tra i componenti di una squadra di calcio.

Dallla Casetta sul Lago di Posta Fibreno, 22/11/2015

Angelomaria Martini

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